Tutte le forze politiche, al netto di quelle sovraniste, convergono sulla proposta degli azzurri. Mentre sul dimezzamento dei tempi per la naturalizzazione sono state raccolte in poche ore oltre 450mila firme. Cosa aspettano in Parlamento?
Per un verso la proposta di Forza Italia per lo Ius scholae, ovvero per riconoscere la cittadinanza italiana ai residenti stranieri che hanno portato a compimento un ciclo scolastico, che ha ottenuto il sostegno trasversale di tutte le forze politiche estranee al campo sovranista, aprendo un’evidente fratture nell’ambito della maggioranza di governo. Per altro verso l’incredibile boom di firme, 450mila in poche ore, raccolte a sostengo del quesito referendario depositato in Cassazione lo scorso 4 settembre da Più Europa, per facilitare l’ottenimento della cittadinanza italiana per gli stranieri tramite la naturalizzazione, riducendo da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale necessario per fare richiesta. Il Paese, su questo terreno, è molto più avanti di quel che una certa narrazione lascia intendere e questa duplice iniziativa, non a caso riconducibile a forze che fanno riferimento alla dottrina liberale, dovrebbe spingere le forze presenti in Parlamento ad una discussione seria e quanto più serena possibile, al riparo da letture strumentali e da logiche di appartenenza, per restituire a milioni di cittadini che vivono in questo Paese da anni, che qui sono cresciuti, che qui hanno deciso di vivere e di investire il proprio futuro, pieni diritti. Basti considerare che se il referendum proposto da Più Europa venisse approvato il numero di potenziali beneficiari sarebbe compreso tra 2,3 e 2,5 milioni di persone. Un passo ormai irrinunciabile verso la modernità, un dovere morale per una democrazia che voglia dirsi liberale.