Dopo il ko con il Giugliano i tifosi biancoverdi si aspettavano un Avellino rabbioso ed arrembante nonostante il magic moment del Picerno dell’ex Murano. Sgarbi sì, Sgarbi no era il dubbio più forte della vigilia per la frattura alla mano sinistra, Pazienza opta per la maglia da titolare al fianco di Marconi con Gori in panchina, centrocampo confermato con Palmiero, Casarini e Varela, Ricciardi e Sannipoli quinti, difesa ancora formato emergenza nonostante Benedetti e Rigione in panchina.
L’avvio fa capire subito ai 600 tifosi irpini che non ci sarà trippa per gatti. Il Picerno corre il doppio, gioca un bel calcio è non è altro che una bella favola del girone C. L’Avellino perde i duelli, in ritardo sulle seconde palle. Dai e dai, arriva il gol che i sostenitori biancoverdi non avrebbero mai voluto vedere, quello di Jacopo Murano, freddo davanti a Ghidotti.
L’esultanza sfrenata, di chi non hai mai esultato così, poi, meriterebbe una pagina a parte. L’Avellino prova a rientrare in gara e si affida ad un tiro debole di Sgarbi, cugino del calciatore ammirato finora, ma la frattura alla mano c’è e si sente, nulla da dire ad un ragazzo che ha dato disponibilità per giocare nonostante tutto. E poi il colpo di testa di Marconi, bella la torsione, bravissimo Merelli. Questo e nulla più.
Nella ripresa Sgarbi quinto, subito dentro Rigione, Armellino scala in mediana. Davanti Gori. Mosse che non funzionano. Il Picerno si dimostra superiore, almeno in questa fredda serata. Lo ammetterà Pazienza, serve un pizzico di umiltà in più, guai a perderla. Il raddoppio, poi di Santarcangelo gela ulteriormente il settore ospiti del Curcio.
Avellino con le ossa rotte, sconfitta meritata. Servirà fare di più già mercoledì in coppa con la Juve Stabia. Se ne parlerà stasera a contatto sport dalle ore 21, ospite il portiere dei lupi Simone Ghidotti, autore di due super parate nel triste pomeriggio lucano.