Anche l’ultima assise è stata sciolta per mancanza del numero legale. Ad oggi più della metà delle sedute sono saltate. A nulla è servita la verifica politica dei giorni scorsi. Il sindaco, pronto ad assumere la guida dell’Anci nazionale, rincorre una soluzione che non c’è. Un rimpasto accompagnato da un cambio dei vertici nelle partecipate difficilmente basterà
Ancora una volta il Consiglio comunale di Napoli è stato sciolto per mancanza del numero legale. Nella seduta di ieri, subito dopo l’approvazione del bilancio consolidato, con i voti determinanti dell’opposizione, il numero legale è venuto meno su di una delibera relativa ai debiti fuori bilancio. In aule aono rimasti solo 18 consiglieri. Epilogo analogo a quello registrato lo scorso 17 settembre e a nulla è servita la verifica politica operata dal sindaco in questi giorni per provare a serrare le fila di una maggioranza che evidentemente è solo teorica. D’altro canto i numeri parlano chiaro, visto che su 49 sedute consiliari in 21 mesi ben 27 sono saltate. Parliamo del 55,10%, più di una seduta su due.
Insomma, se sul piano nazionale il campo largo resta una improbabile ipotesi, come certificato dal palese riposizionamento a destra del Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte, le cose non vanno meglio a Napoli, dove il campo largo ha trovato la sua prima e concreta traduzione proprio con l’elezione di Manfredi. L’elezione dell’ex Rettore alla guida dell’Anci è data per scontata, a certificare una centralità sul piano nazionale che tuttavia confligge con l’evidente debolezza della sua maggioranza. Il punto è che Manfredi vinse le elezioni in una fase politica ormai superata, oggi il contesto è del tutto cambiato, innanzitutto nel Partito democratico. I problemi sono tanti, in maggioranza come in giunta. E non è detto che basterà un eventuale rimpasto, accompagnato da una ridistribuzione degli incarichi apicali nelle molteplici partecipate che in tanti attendono. Fra un anno, d’altro canto, ci sono le regionali.