(Riceviamo e Pubblichiamo)
Leo Beneduci – segretario generale dell’O.S.A.P.P. (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) lancia un appello al Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi
“Nel cuore dell’Irpinia, terra del Ministro dell’Interno, il carcere di Avellino sta vivendo una crisi senza precedenti. Le aggressioni al personale di Polizia penitenziaria si susseguono con una frequenza allarmante e questo è solo ciò che emerge. Il numero oscuro delle violenze ai danni del personale non denunciate potrebbe essere ben più alto, dipingendo un quadro ancora più cupo di quello già drammatico che conosciamo.”
Beneduci sottolinea: “Di fronte a questi sintomi evidenti di un malessere profondo che affligge la struttura penitenziaria è tutt’altro che remota la circolazione di sostanze stupefacenti all’interno delle mura carcerarie. La triade infernale di droga, cellulari e impunità sembrerebbe regnare sovrana, trasformando il carcere in un terreno fertile per attività criminali, a cominciare dalle piazze di spaccio.”
“Tutti gli accorgimenti individuati dai vertici regionale e nazionale dell’Amministrazione penitenziaria – prosegue il sindacalista – anche in ragione dell’oramai conclamata scarsa vicinanza/attinenza dei centri di comando penitenziario ai problemi del territorio, compresi l’invio di personale aggiuntivo, l’adozione di prescrizioni operative di maggiore rigore e l’avvicendamento di alcuni vertici interni, si sono dimostrati fallimentari, laddove ancora oggi sarebbero i detenuti di maggiore rischio criminale a farla da padroni all’interno della struttura”.
“Benchè le direttive a contrasto di violenze e aggressioni nelle carceri stabiliscano il trasferimento dei detenuti responsabili ad altre sedi e l’applicazione della sorveglianza particolare di cui all’articolo 14 bis O.P. – conclude il leader dell’O.S.A.P.P. -, come peraltro affermato, anche di recente, dai Sottosegretari alla Giustizia Andrea Delmastro e Andrea Ostellari, proprio negli istituti di pena a maggiore rischio quale quello di Avellino tali misure risultano essere lettera morta e ciò, stanti i gravi rischi anche per la sicurezza della Collettività esterna al carcere di cui pure il Ministro dell’Interno è parte, a nostro avviso rende ancora più necessario l’interessamento dell’esponente del Governo.-“