Dopo le dimissioni dell’ex segretario provinciale, Giovanni Bove e di molti iscritti, il partito annuncia lo stop ai congressi in Campania. Il commento degli ex vertici territoriali: “Pezza peggiore del buco. L’intera fase congressuale nella regione Campania era finalizzata all’affermazione della classe dirigente ex forzista, in vista delle prossime candidature alle elezioni europee”
(Comunicato stampa) -La scelta di Azione di sospendere tutti i congressi provinciali in Campania per le anomalie riscontrate nel tesseramento, se da un lato restituisce parziale giustizia alla vicenda, dall’altro rappresenta la classica “pezza peggiore del buco”.
C’è il rammarico che così facendo si è distrutto politicamente in Campania e nella nostra provincia quello che poteva essere un valido progetto e spiace dover svolgere in questa terra sempre il ruolo di facili Cassandre.
Un partito serio se riscontra anomalie nel tesseramento non sospende i congressi, ma annulla il tesseramento; soprattutto quando in una piccola provincia come la nostra si contano quasi lo stesso numero di tesserati di grandi città come Roma e Milano.
Ed il problema è ancor più serio, perchè se Azione ripete le stesse dinamiche già vissute in altri partiti, la gente si allontana ancora di più dalla politica.
La democrazia interna ad un partito è fondamentale e la si valorizza con la sintesi tra diverse proposte politiche, in un quadro di regole chiare e valevoli per tutti, non con mediazioni al ribasso sulle antipatie personali.
Quando non vi sono queste due condizioni, il pasticcio giuridico e politico è dietro l’angolo e fa perdere ogni credibilità politica al partito.
Come si può pensare di gestire un paese, una regione o una città, se l’idea è quella che si possono falsare le regole e, soprattutto, senza comunicare all’esterno quale idea si abbia del mondo?
Questo è quanto abbiamo denunciato ed il resto non ci riguarda, in quanto pettegolezzo da comari; a noi interessa fare politica in questa terra.
La scelta di una sorta di “commissariamento a gettone” per questa provincia è sintomo evidente del fallimento politico della operazione congressuale e desta perplessità in termini giuridici e di opportunità.
In termini giuridici perché se si è dimesso un segretario, restano in carica il Comitato provinciale ed il presidente eletti democraticamente all’ultimo congresso, titolari da Statuto del potere di gestione ordinaria del partito.
In termini di opportunità politica, poiché non si è mai visto nelle democrazie occidentali che viene nominato commissario il candidato unico alla carica di segretario provinciale; ben avrebbe dovuto il partito scegliere, ad esempio, tra l’altro componente dell’assemblea nazionale del partito Rosalia Passaro o l’unico sindaco irpino di azione Generoso Moccia, azionisti da diversi anni.
E’ evidente, di contro, che l’intera fase congressuale nella regione Campania era finalizzata all’affermazione della classe dirigente ex forzista, in vista delle prossime candidature alle elezioni europee.
Con buona pace delle decantazioni di principio di Calenda. Con buona pace di Azione stessa. Che questo sia chiaro a tutti a futura memoria.
Giovanni Bove, Maria Rusolo e Saverio Vignola
Già segretario e vice segretari provinciali di Azione