Nursin e Nursing up, attraverso due comunicati stampa, denunciano l’inefficacia dei piani interni per arginare le aggressioni al personale
(Comunicato stampa) – * Esprimiamo la nostra solidarietà al personale sanitario aggredito durante il turno di notte del 9 gennaio nel reparto di Medicina Generale. Purtroppo anche la nostra provincia non è esente da questi gravi episodi di inciviltà. È in corso su tutto il territorio nazionale un escalation di questi fenomeni, come se la professionalità ed il ruolo degli operatori sanitari venisse svalutato e disprezzato al punto da essere additato da una certa utenza come la causa di un malfunzionamento del servizio sanitario, come fossero i colpevoli dei continui disservizi. Per arginare questa deriva doveva intervenire il piano aziendale di prevenzione degli atti di violenza contro gli operatori sanitari che però ad oggi, ci spiace constatarlo a distanza di un anno dalla redazione da parte della Direzione Strategica, resta in stato embrionale mentre sempre nuovi episodi si registrano. Da una nostra analisi in Azienda di fatto questo piano non è stato correttamente diffuso agli operatori sanitari, i moduli di segnalazione degli atti di violenza non sono accessibili, siamo a conoscenza di una serie di aggressioni soprattutto verbali che non vengono denunciate, pertanto parliamo di molteplici casi sommersi. L’Azienda dovrà adottare ulteriori interventi mirati alla prevenzione di questi fenomeni, migliorando in primis la diffusione delle corrette procedure previste dal piano aziendale e puntando sulla formazione del personale e su un eventuale protocollo d’intesa con le Forze dell’Ordine al fine di assicurare interventi immediati.
- Il segretario provinciale Romina Iannuzzi e il segretario territoriale Michele Rosapane
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(Comunicato stampa) – Sanità, Nursing Up De Palma. «Clima di terrore e continui atti di intimidazione accanto alle brutali aggressioni fisiche. Deve farci riflettere il grave episodio avvenuto all’Ospedale di Avellino, dove un uomo ha minacciato tre infermieri, intimando loro che di lì a poco sarebbe tornato con una pistola. E’ evidente che i piani di prevenzione e quelli di messa in sicurezza sono al momento davvero inefficaci».
«Arrivare a minacciare fisicamente un infermiere, palesando di avere tutte le intenzioni di fargli del male, mostrare totale disprezzo nei confronti della sua vita e del suo ruolo, ignorare totalmente che un ospedale è un luogo di cura, dove professionisti della salute lottano per salvare la vita delle persone: quanto accaduto presso l’Ospedale Moscati di Avellino, nella notte tra il 9 e il 10 gennaio scorso, rappresenta l’acme di un clima diventato davvero irrespirabile, di un fenomeno che rischia di diventare incontrollabile e ingestibile, se non lo è già.
Ci sono poi frasi che possono fare più male di qualsiasi pugno, questo è evidente.
Come è avvenuto nella struttura del capoluogo irpino, quando, in totale assenza di qualsiasi presidio delle forze dell’ordine, il parente di un paziente ha minacciato alcuni infermieri, affermando che di lì a poco si sarebbe presentato al loro cospetto con una pistola.
Vado in auto e prendo la pistola, questo avrebbe detto. Poi ti faccio vedere io. Frasi terribili, che ci raccontano di un clima di terrore e di violenza, di rabbia inspiegabile.
Secondo la prima ricostruzione degli inquirenti, rispetto a quanto si pensava all’inizio, pare che l’uomo non fosse in possesso di nessuna arma, ma avrebbe fatto capire di avere tutta l’intenzione di usarla.
E allora quanto vale la vita di un infermiere? Cosa ci ritroveremo a raccontarvi la prossima volta?»
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«La riflessione doverosa, di fronte a quanto sta accadendo, e la Campania detiene, in tal senso, il drammatico record di una media di oltre una aggressione al giorno tra dicembre e gennaio di quest’anno, può essere una soltanto.
Alla radice, al di là di quella che rappresenta una pericolosa mala cultura, non smetteremo mai dirlo, da parte della collettività, che continua ad addossare agli infermieri le responsabilità dei disagi, o talvolta dei limiti che discendono dal dovere di osservanza delle regole vigenti delle strutture sanitarie, c’è una realtà ancora più triste: i professionisti della salute sono oggi totalmente abbandonati a se stessi.
Attraverso gli organi di stampa, infatti, apprendiamo, in queste ore, di dichiarazioni ufficiali da parte della Direzione Sanitaria del Moscati di Avellino, attraverso le quali si afferma palesemente che, nel caso dell’ospedale irpino, e non è certo l’unico, si registra ad oggi non solo la mancanza di un presidio fisso delle forze dell’ordine, ma soprattutto viene denunciato che i cosiddetti piani aziendali di prevenzione, ovvero il vademecum del Ministero della Salute finalizzato a prevenire le aggressioni, rivolto a tutti i professioni sanitari, sembra non funzionare affatto.
Siamo di fronte, è chiaro, ad un evidente immobilismo da parte del Governo e delle Regioni, inutile nascondersi, ma anche ad un inutile e contro producente “scarica barile”.
In primis ci sembra chiaro, continua De Palma, che il piano di ripristino dei presidi delle forze dell’ordine, tanto decantato dal Ministero degli Interni, evidentemente, non è ad oggi sufficiente e non è abbastanza radicato ed efficace.
In secondo luogo il tempo delle leggi che inaspriscono le pene, degli osservatori anti-violenza, dei vademecum di prevenzione è bello che finito: ci appare chiaro che non hanno portato ad alcun effetto.
E allora prima che accada davvero l’irreparabile, prima che un’infermiera o un infermiere, ripetiamo letteralmente abbandonati a se stessi in particolare durante le ore notturne, rischino davvero la vita, occorre mutare totalmente le strategie, occorre un cambiamento radicale che coinvolga tutte le parti in causa.
Le stesse aziende sanitarie, non smetteremo mai di ribadirlo, non facciano vittimismo, limitandosi ad addossare le colpe al Governo e alle Regioni, dal momento che per legge, ricordiamolo, sono responsabili dell’incolumità psico-fisica degli infermieri loro dipendenti», conclude De Palma.