Toccherà attendere almeno trenta giorni per leggere le motivazioni della sentenza. L’illegittimità delle intercettazioni farebbe cadere l’intero castello accusatorio. Se invece sono venute meno solo le esigenze cautelari il castello resterebbe intatto
Toccherà attendere almeno trenta giorni per leggere le motivazioni che hanno spinto i magistrati della sesta sezione penale della Corte di Cassazione a disporre la scarcerazione dell’ex sindaco di Avellino, Gianluca Festa, ai domiciliari dal 18 aprile scorso. La difesa dell’ex primo cittadino, come noto, contestava per un verso l’annullamento per l’inutilizzabilità delle intercettazioni operate dagli inquirenti, telefoniche, ambientali e tramite trojan, e per altro verso l’insussistenza delle esigenze cautelari. Qualora le motivazioni dovessero trovare fondamento nell’illegittimità delle intercettazioni, vorrebbe meno l’intero castello accusatorio perché i fatti emersi, che la restano, non potrebbero essere più essere considerati tali. Detta in altri termini le intercettazioni non potrebbero essere più utilizzate. Se, invece, le motivazioni dovessero trovare fondamento nell’insussistenza delle esigenze cautelari nulla cambierebbe nella sostanza. Festa, come si ricorderà, fu raggiunto, lo scorso dieci luglio, da una seconda misura cautelare per peculato e corruzione nell’esercizio delle funzioni e secondo il Gip l’esigenza cautelare trovava fondamento nell’esito delle recenti elezioni amministrative. Il fatto che l’ex vice sindaca di Festa, indagata per concorso in associazione nell’ambito della medesima inchiesta, veste oggi la fascia tricolore, avrebbe consentito all’ex primo cittadino di reiterare i reati ovvero di inquinare le prove. Qualora i giudici della Cassazione avessero considerato insussistente questa motivazione l’impianto accusatorio rimarrebbe intatto