La sindaca Nargi avrebbe dovuto sciogliere il nodo nell’assise di lunedì, poi qualcosa deve essere accaduto. Problemi burocratici, dice. Ma in fin dei conti sono ormi sei anni che ad Avellino non c’è un assessore alla cultura. Se proprio non se ne può fare a meno tocca sceglierlo con la dovuta attenzione e la necessaria calma
L’assessore alla cultura arriverà, ha assicurato la sindaca di Avellino Laura Nargi. Chi sarà non si sa e non si deve sapere, e guai a fare domande. Lo sa Lei e tanto basta. Poco importa se sono ormai trascorsi tre mesi dall’insediamento, poco importa se proprio la sindaca aveva annunciato che nel corso dell’assise di ieri sera sarebbe stato ufficializzato il nuovo assessore, perché se la rivoluzione promessa deve essere gentile allora nessuno, opposizioni, maggioranza e stampa, può sottrarsi al dovere della comprensione. Che poi diciamola tutta, sono ormai sei anni che al comune di Avellino non c’è un assessore alla cultura, posto che il buon Baffi, nominato da Festa, scappò via limitandosi ad affermare che quella dell’ex sindaco era una visione primitiva delle politiche culturali. Il solito radical chic, per di più napoletano. Un pesce fuor d’acqua, nella città che avrebbe oscurato Salerno, Barcellona, Copenaghen. Baffi avrebbe mai pensato di trasformare una spianata di asfalto in una cosa chiamata smile arena? Avrebbe mai immaginato Eurochocolate, il Summer fest o il premio Scola all’Eliseo? No, ovviamente no. Dunque se proprio un assessore alla cultura ci deve essere va scelto bene e con la dovuta attenzione. Magari un nome altisonante buono a richiamare titoli e a fare hype, a patto che stia ben lontano da Avellino come buona parte di questa giunta. Insomma, un altro assessore a gettone, che non leva e non mette, che non crea problemi ma che ci faccia fare bella figura, signora mia. E se il nome altisonante proprio non si trova allora va scelto con cura addirittura maggiore, perché se qua deve stare che ci stia bene e senza fare danni. In fin dei conti non dovrà fare null’altro che seguire la via tracciata, ovviamente con la dovuta gentilezza. Nessuna fretta, signora mia.