Tre fischi che sanno di liberazione, quelli dell’arbitro Nicolini di Brescia che hanno sancito il ritorno alla vittoria dell’Avellino al Partenio-Lombardi dopo quattro lunghissimi mesi e tanti punti persi nella casa dei lupi. La formazione di Pazienza torna a brindare al successo tra le mura amiche e lo fa in una gara dai tanti stimoli, pesantissima, contro la Casertana.
Troppo importante vincere e conquistare i tre punti, guadagnati su Juve Stabia e Picerno e mettendo così il secondo posto ad un solo punto di distanza, 7 invece ancora le lunghezze dal primato. Pazienza schiera per la prima volta dall’inizio il 433, piuttosto inedito viste le novità nell’undici iniziale. In difesa la coppia è Rigione-Frascatore, rifiata Cionek così come Ricciardi in panchina, c’è Cancellotti sulla destra.
A centrocampo in cabina di regia torna Palmiero, con Armellino e Rocca ai lati. Davanti il tridente tutto velocità e fantasia con D’Ausilio e Sgarbi a supportare bomber Patierno. Ed è proprio lui a sbloccare il match dopo soli due minuti, cross di Sgarbi, taglio da killer sul primo palo di testa ed è 1-0. Decimo sigillo in campionato e doppia cifra raggiunta.
Approccio importante dell’Avellino che mette subito la partita sui binari giusti, pressione alta, rabbioso l’inizio del match. Poco dopo arriva anche il 2-0. Ancora Sgarbi che brucia Bacchetti in volata e serve nel mezzo D’Ausilio, piattone sinistro facile facile per il raddoppio ed il suo secondo gol consecutivo con la maglia biancoverde.
La Casertana però non molla e prova a proporre calcio, Cangelosi toglie subito Bacchetti e passa al 433. Un calcio di rigore per fallo di mano di Frascatore consente a Curcio di accorciare le distanze. Si va sul 2-1. Una seconda metà del primo tempo di marca rossoblù, Ghidotti è strepitoso sul colpo di testa di Celiento e tiene a galla l’Avellino che nella ripresa riesce a difendersi ma anche a sciupare diverse situazioni molto pericolose nell’area avversaria.
E si torna poi lì, a quel triplice fischio che fa esplodere di gioia i tifosi irpini, tabù sfatato, una maledizione che si spera di non dover spezzare mai più.