Le partite con Sorrento e Monopoli hanno consegnato solamente tre punti ai biancoverdi, ma hanno dato uno spunto interessante per quello che potrà essere l’Avellino del futuro per quanto riguarda il sistema di gioco.
E’ vero che i numeri lasciano il tempo che trovano, è vero che gli allenatori non amano parlare di schemi e moduli perché ciò che conta è lo spazio occupato, l’atteggiamento e le due fasi fatte in un certo modo. Ma la sconfitta coi costieri, immeritata, ha visto un Avellino diverso sotto l’aspetto tattico.
All’apparenza poteva sembrare un 352, classico di mister Pazienza, ma in fase offensiva si è avuto modo di percepire qualcosa di più. In fase di impostazione infatti i lupi agivano con una sorta di 4231. Cancellotti, Rigione, Cionek e Tito diventavano interpreti della difesa a quattro, Armellino e De Cristofaro la diga davanti alla retroguardia con Varela che fungeva sì da mezz’ala, ma molto spesso si alzava sulla linea dei trequartisti in posizione centrale, bloccando in fase di non possesso De Francesco, regista e cervello del Sorrento. Ricciardi e Sgarbi larghi ed esterni con l’unica punta Patierno.
Quando si trattava di difendere ci si compattava tornando al classico 352. Atteggiamento diverso invece per l’Avellino in quel di Monopoli, non tanto nel secondo tempo, quando i pugliesi hanno messo sotto la formazione irpina, bensì nell’approccio alla gara. Varela non è riuscito a giocare la stessa partita col Sorrento, e la profondità di Sgarbi è sembrata un po’ diversa rispetto al match precedente.
Si può parlare di un Avellino dai due volti, al momento, con atteggiamenti diversi tra casa e trasferta. Attesa per capire cosa potrà dare in più Michele D’Ausilio, abile da seconda punta, esterno e mezz’ala offensiva. Domenica contro il Messina Pazienza potrebbe già fornire qualche indicazione per il nuovo Avellino post calciomercato.