Il progetto della Doc Campania non è mai esistito. Lo dice il presidente della Regione, De Luca, di fatto sconfessando anche clamorosamente l’assessore Caputo che a fine marzo, in occasione del trentennale del riconoscimento della Docg al Taurasi, e pochi giorni prima del Vinitaly di Verona, lo aveva annunciato. Un progetto che poggiava sulla sabbia: sulla base di una ricerca di Nomisma, secondo la quale i vini della Campania avevano una scarsa riconoscibilità in Italia e all’estero, la creazione di un marchio Campania avrebbe aiutato a fare massa critica e a scalare posizioni sui mercati. In pratica 100-150 mila ettari di vigneti oggi orfani di marchio, sarebbero rientrati nella Doc. Un elemento di forte confusione a scapito soprattutto dell’autorevolezza e del pregio delle tre Docg dell’Irpinia che peraltro non avrebbe inciso sulla massa critica spesso invocata ed evocata dall’assessore: produciamo l’1 per cento della produzione nazionale e avremmo aggiunto lo 0,0001. In questi mesi di inutile dibattito, abbiamo assistito anche alla fiera dell’ipocrisia e degli equivoci. Dando per certo che Caputo si muoveva in sintonia con De Luca, nessuno si è permesso di sottolineare che quel progetto era una cazzata, anzi hanno girato insieme a Caputo in lungo e in largo la provincia di Avellino per convincere della bontà del progetto o almeno a ragionarci sopra. Sei mesi dopo apprendiamo che hanno scherzato. Meglio così. D’ora in avanti però, a titolo precauzionale, l’assessore farà bene a precisare, quando parla, di aver informato De Luca.